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La stampa servile e cortigiana ha sempre bisogno di qualcosa da leccare. Non essendo più possibile farlo sulle macerie dell’era Benitez, le lingue alla puttanesca si sono prontamente allineate. Nuovo obiettivo: Sarri (e ci mancherebbe altro). Secondo obiettivo: tutto ciò che circonda Sarri, compreso il fantomatico “drone” che segue dall’alto gli allenamenti del Napoli, soprattutto la delicata fase difensiva. Che sia una novità, non v’è dubbio alcuno. E non c’è nulla di male a citarlo. La piaggeria gratuita, invece, sta tutta sull’esaltazione di un fatto assolutamente normale, dato lo sviluppo tecnologico. Mica l’ha inventato il buon Maurizio questo robot volante. Terzo obiettivo: la “schiettezza” di Sarri, come se i suoi predecessori fossero dei bugiardi di professione, pagati per mentire consapevolmente. Quarto obiettivo: il lavoro di Sarri “sul campo”. Benitez e Mazzarri, invece, hanno guidato il ritiro in un campo di grano e di girasoli. Umilmente, questa rubrica si chiede: il dovere di un giornalista non dovrebbe essere quello di mantenere sempre un atteggiamento distaccato e diffidente nei confronti degli uomini di potere, evitando servili inchini? Non sarebbe preferibile raccontare fatti e esprimere opinioni, con un linguaggio continente, evitando poi di passare dal servo encomio al codardo oltraggio? Il caso Benitez è emblematico. Due anni fa è stato accolto come il fondatore di una nuova era. Si parlava di “internazionalizzazione”. Di rapporti con i grandi club europei. Di investimenti nelle strutture e soprattutto in uno stadio di proprietà. Di un gioco finalmente offensivo, di stampo europeo. Purtroppo, i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative. Tutta colpa di Benitez, ovviamente. Quel “chiattone”. Presuntuoso. Inadatto al calcio italiano. Da Messia a messo notificatore di una cartella di Equitalia. Temiamo che, se non dovessero arrivare risultati soddisfacenti, il tutto si possa ripetere nei confronti di Sarri. Salvate il soldato Maurizio. Nel frattempo, quel piccolo lord “Fontleroy” che risponde al nome di Aurelio De Laurentiis, “presidente del Napoli” (sempre specificato da tutto e tutti, come se presiedesse anche lo Ior e l’Accademia della Crusca), si è reso protagonista di un episodio che la Treccani avrebbe fatto fatica a trovare un aggettivo. “Spiacevole”. “Deprecabile”. “Inopportuno”. “Arrogante”, e già con tale termine il redattore di turno si sarà spaventato a morte. Veniamo ai fatti. In partenza, all’aeroporto di Capodichino, per raggiungere la squadra nel ritiro di Dimaro, Aurelio De Laurentiis ha preteso che un poliziotto gli portasse il bagaglio, come un filippino a cottimo. Di fronte al giusto e doveroso diniego dell’agente, al “presidente del Napoli” è scattato il celebre “Lei non sa chi sono io”, o meglio il motto del Marchese del Grillo: “Io so’io, e voi nun siete n’cazzo”. Lo ha aggredito fisicamente e apostrofato con epiteti da dolce stil novo. Il sindacato di polizia e il diretto interessato, giustamente, stanno valutando l’ipotesi di intraprendere azioni legali. Ma per la stampa prona è tutto un equivoco. Lui non ha fatto niente, forse ha esasperato un po’ i toni, ecco tutto. La nostra linea editoriale, nel suo piccolo, non fa alcuna fatica a parlare di “violenza a pubblico ufficiale” e soprattutto di colossale figura da quattro soldi, per non dire di mer…Il presidente potrebbe anche essere processato, e ci auguriamo che sia trattato come noi, come un cittadino qualunque che infrange il codice penale.
“Footballweb” è una piattaforma diversa, e mica perché i suoi redattori non sbagliano mai. I fatti possono rivelarsi anche un po’ diversi da come sono stati raccontati. Ci si può fidare di una fonte, di un documento, e poi scoprire che non era la tutta la verità. Si possono esprimere opinioni e avanzare critiche assolutamente non condivisibili. Il punto, però, è un altro: siamo liberi. I nostri unici padroni, infatti, sono i lettori, la coscienza e la deontologia professionale.
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