Views: 0
Servizio di Luca Alvieri @riproduzione riservata
Parto subito mettendo le mani avanti: se state pensando “ecco un altro che si crede un allenatore”, potete anche chiudere la pagina e tornare alla vostra vita quotidiana di sempre. Il mio è più un misto tra uno sfogo e un’analisi tattica del tutto innocua, di chi nella vita, in un cassetto segreto, sogna di fare questo mestiere. Dopo la partita di Genova, dove la Samp ha battuto il Milan per 2-0, ho visto spopolare (ma non troppo, fortunatamente) sui social l’hashtag “#MontellaOut”. Un’idiozia, che a mio avviso, raggiunge livelli di superficialità, occasionalismo e demenzialità inauditi. Come si può pensare di esonerare un allenatore dopo solo 6 giornate, con 12 punti raccolti su 18? A me non pare che noi stiamo lottando per lo scudetto e che quindi essere 6 punti indietro a Juventus e Napoli sia già occasione per mandare al patibolo Vincenzo Montella. Certo, il tecnico campano ha le sue colpe, ma come lui ce l’hanno anche i giocatori che scendono in campo. E non voglio sentir parlare di “stanchezza” dopo solo un mese di pallone. Altrimenti non so, datevi solamente alla Nazionale, cosi giocate 2 volte al mese.
Il Milan fino ad ora ha raccolto il massimo del punteggio contro avversari molto più deboli di lui e soprattutto quasi tutti conquistati all’interno di San Siro. Unico exploit, quello di Crotone, dove i rossoneri si sono imposti per 3-0 nella prima giornata di campionato. Le uniche due sconfitte, invece, sono capitate contro avversari un più ostici: uno era la Lazio, in piena lotta per l’Europa League, se non per la Champions; mentre l’altra era la Samp, che pur non avendo l’obbiettivo ben preciso di puntare in alto, al momento si trova proprio li, ad un punto dal Milan. Ma attenzione (e ve lo metto in grassetto) con questo non voglio togliere i demeriti al Milan, ne tanto meno affermare che Lazio e Sampdoria siano formazioni più forti di noi. Proprio come Fassone, che infastidito dalla brutta prestazione di Marassi, è intervenuto cosi ai microfoni delle emittenti televisive: “Noi siamo più forti della Samp, ma hanno giocato meglio e hanno meritato la vittoria. Ma noi siamo il Milan e l’atteggiamento visto in campo non è quello che ci aspettavamo. Non vogliamo che queste figure siano da routine per noi. Questa storia deve cambiare e in fretta.” Un piccolo punzecchiamento per Vincenzo Montella questo da parte dell’Ad rossonero, che a fronte di un calendario che si appresta a diventare “interessante”, proprio come un tempo lo soprannominò lo stesso tecnico rossonero, suona più come una sveglia. Sul cammino del Milan, infatti, si apprestano ad arrivare in sequenza Roma e Inter, con nel mezzo la partita di Europa League contro il Rijeka (in programma questo giovedì) e la sosta per le Nazionali, che servirà soltanto ad aumentare la tensione prima del derby. Dalla parte del Milan, però, c’è San… Siro. Fino adesso, infatti, sul prato di casa sono arrivate solo vittorie tra campionato ed Europa League e le prossime 5 gare, prima della trasferta di Verona contro il Chievo, sono tutte partite casalinghe: Milan-Roma; Milan-Rijeka; Inter-Milan; Milan-AEK Atene e infine Milan-Genoa. Numeri alla mano, le due partite europee e la gara interna contro il grifone, sono del tutto abbordabili; mentre i prossimi due big match di Serie A, lo sono un po meno. Contro i giallorossi e contro i cugini servirà cambiare atteggiamento, come dice Fassone, e soprattutto assetto tattico.
Com’è possibile spendere 250 mln e vedere ancora in campo Zapata? (quello per terra, non l’altro) Soprattutto con un Musacchio che, prestazioni alla mano, si è rivelato il più affidabile dei tre la dietro (Romagnoli è tornato da poco). Già, i famosi 3. Io non sono contrario al 3-5-2, anzi, sono più che favorevole. Ma non basta il solo modulo, per “spostare gli equilibri”. Anche uno come Bonucci, con al fianco il colombiano, perderebbe di credibilità. A proposito, basta buttare croci inutili su questo giocatore. E’ un signor difensore, che proviene da una realtà vincente, ad una che invece lo è stata e che a spalle larghe, tenta di farla tornare agli albori di una volta. Non esiste un solo colpevole di questa “crisi mediatica” (perché non è altro che questa), ma è tutto un susseguirsi di cose, del tipo: giocatori messi fuori ruolo, giocatori che si spengono improvvisamente, cambi insensati e scelte tecniche molto discutibili. Tipo l’ostinazione di far giocare Suso dietro l’unica punta. E’ un ruolo non suo e buttarlo ogni volta in quella gabbia dove ormai ci imbucano sempre, è del tutto inutile. Riprendo invece la citazione dello “stress dalle troppe partite” e mi riferisco a Kessie: se è stanco (e non so come si possibile), in Europa, non farlo giocare. Sinceramente in questo girone possiamo permetterci il lusso di tenerlo in panchina, poi quando si farà sul serio, il ragazzo stringerà un pochino di più i denti. A proposito di panchina, ma Calhanoglu perché parte sempre da bordo campo? Eppure i “piedi” ce li ha eccome. Ripeto, non voglio sostituirmi a Montella, ma sono punti di domanda che mi faccio io e che probabilmente si starà facendo anche lo stesso tecnico rossonero, che a questo punto, non può far finta di non vedere i prossimi impegni. Perché se dovessimo perdere in questo modo (Lazio e Samp), anche contro Roma e Inter, soprattutto con un passivo anche peggiore di Genova, il panettone, come dice il mio collega Lauri, non fa nemmeno in tempo a vederlo sugli scaffali dei discount. Ripeto ancora una volta: non sono affatto d’accordo con l’hashtag mostratovi ad inizio articolo, ma sono sempre convinto che questo sia un buon allenatore, che però, ovviamente, dopo aver cambiato tutta la squadra, deve un attimo trovare la giusta alchimia per far funzionare tutti questi ottimi ingranaggi e trasformarli nella macchina perfetta la quale può essere. Dopo la brutta sconfitta di Roma, Vincenzo Montella ha optato per il cambio di modulo, passando cosi al fatidico 3-5-2. Ottimo modulo per i giocatori che abbiamo, anche se gli unici ad essere penalizzati sembrano Bonaventura e Suso, proprio i trascinatori del Milan nella passata stagione. Bonaventura bene o male, sta pian piano abituandosi al centrocampo intasato, mentre lo spagnolo soffre maledettamente questa posizione. A Genova, però, Suso non ha giocato malissimo ed è stato per me ingiustamente sostituito. Ma se dobbiamo partire dal principio, non doveva nemmeno essere schierato. Nel 3-5-2 la cosa che più mi piace personalmente sono gli esterni molto alti. Una quadratura che risalta al meglio le qualità dello svizzero Ricardo Rodriguez, uno degli acquisti migliori di questo Milan. Vorrei poter dire lo stesso della corsia destra, orfana, però, dello sfortunato Andrea Conti, fuori almeno per 4 mesi. Abate e Calabria sono pronti a sostituire l’ex atalantino, anche se quest’ultimo, aveva i piedi un pochino più buoni.
Tornando al gioco espresso (o inespresso), il Milan quest’anno ha una nuova filosofia: il possesso palla. Questo è stato sempre un pallino delle squadre dell’aereoplanino, dove però, l’anno scorso, si è dovuto adeguare ai limiti tecnico tattici della rosa a disposizione. Il gioco del Milan, però, ha un brutto limite: essere uno solo. Infatti, una volta che la Lazio e la Samp ci hanno chiuso gli spazi a centrocampo, per i rossoneri è poi risultato difficile trovare un’alternativa valida per aggirare l’oppressione dei centrocampisti avversari. A Genova sembrava quasi riuscirci con i lanci lunghi su Rodriguez (contro la Lazio era ancora difesa a 4, ndr) che si, aggirava il pressing blucerchiato, ma una volta che veniva raddoppiato e bloccato sul mancino, c’era poco da fare. Soprattutto se l’alternativa era lanciare a destra per Abate, che nell’ 1 contro 1, non supererebbe nemmeno un birillo.
Insomma, detto questo, per chi è rimasto a leggere questo piccolo sfogo tattico, voglio ribadire una cosa: noi non stiamo lottando per lo scudetto e la media punti di 2 a partita, è in prefetta linea con l’andamento di una squadra che vuole andare in Europa. Champions possibilmente. Ma per fare questo, non possiamo continuare a basarci sui numeri, ed è il momento di trovare un’alternativa. E non in panchina, perché la fiducia a Montella c’è, come giusto che sia. Ma si deve al più presto trovare l’equilibrio in questo cantiere in costruzione, a cui però non manca il materiale, ma la loro giusta posizione, per far si che questo “progetto”, non crolli nel nulla.
Lascia un commento