9 Settembre 2024
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ESCLUSIVA FBW – Enzo Potenza: “A Casale fatto qualcosa di straordinario. Merito anche di un gruppo come pochi”

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Servizio di Stefano Sica @riproduzione riservata

Per affrancarsi da una situazione diventata complicata, la Real Albanova ha puntato sulla sua esperienza e su un curriculum di tutto rispetto nel quale spicca la vittoria del campionato di Eccellenza nel 2008 col Pianura dei miracoli. Enzo Potenza lascia a Casal di Principe i frutti di un lavoro lungo, difficile, pieno di insidie e di equilibri da ricomporre ma, proprio per questo, straordinario. Portata la nave in salvo, sarebbe stato naturale ripartire da quelle basi tecniche che lui stesso aveva progettato. Ma non sarà possibile. E ora, consumata la separazione, si ricomincia daccapo. Con un futuro ricco di incognite per il club e, comunque, tutto da scrivere per il tecnico napoletano.

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Come si è arrivati a questa separazione?

“La società mi aveva confermato sulla parola. Dovevamo solo limare alcuni dettagli ma successivamente non è stato possibile farlo. Si è aspettato tanto e, alla fine, non abbiamo trovato un accordo. Un allenatore deve essere centrale in un progetto, a maggior ragione quando si deve programmare. Tuttavia sono stato bene all’Albanova e ringrazio tutti i miei compagni di viaggio. Mi è dispiaciuto soltanto non poter salutare il presidente Corvino per via delle vicende che tutti conoscono, ma mi sono ripromesso di farlo quanto prima”.

Un inizio difficoltoso, la paura del crac e poi la fuga in avanti dopo gli innesti di dicembre. Così, forse, è stato più bello.

“Quando arrivai, ebbi un confronto approfondito con i vecchi dirigenti. E concertammo l’acquisizione di almeno 7-8 elementi nuovi. Sotto questo aspetto, la società approvò subito le mie idee. E con l’avvento di Corvino arrivarono i calciatori. Il nostro girone di ritorno è stato stellare: eravamo penultimi, in compagnia del Neapolis e con un solo punto di vantaggio sul Casagiove, e ci siamo salvati con due giornate d’anticipo. Abbiamo fatto una media punti che ci avrebbe assestato a fine campionato a 55 lunghezze. Insomma, è stato fatto qualcosa di veramente importante. Di questo devo ringraziare in particolar modo i ragazzi. I nuovi si sono calati in una dimensione del tutto inedita, essendo abituati a lottare per ben altri traguardi. Lo stesso Di Ruocco si stava giocando il campionato con l’Afragolese, Palumbo veniva dall’Aversa, D’Alessandro, Mautone e Carannante addirittura da un’altra regione. Abbiamo costruito e messo in moto un grandissimo gruppo. Una famiglia che è arrivata dritta alla meta, correndo e sudando. Una grossa mano ce l’ha data Michele Murolo, la cui esperienza e i cui insegnamenti hanno fatto sì che i ragazzi stessero sempre sul pezzo”.

Un peccato non dare seguito a questa favola. Ma quanto può aver inciso la questione stadio sui programmi dell’Albanova?

“Una squadra che deve vincere il campionato, e che è sul punto di programmare acquisti importanti, non può prescindere dalla questione strutturale. Se hai in mente di acquisire calciatori abituati ad esibirsi davanti a 7-8ooo persone, e poi li costringi a giocare a Lusciano alla presenza magari dei familiari più stretti, dopo diventa difficile tirar fuori da loro quelle motivazioni intrinseche per confermarsi a certi livelli. Tuttavia Corvino è una persona ambiziosa che voleva costruire una squadra vincente anche in una parrocchia. Sarebbe stato semmai fondamentale un manto erboso di un certo livello, che fosse sintetico o in erba naturale. Purtroppo determinate problematiche tra società ed amministrazioni comunali, sono all’ordine del giorno in Campania”.

Meritocrazia vorrebbe che lei trovasse subito una panchina. Eppure le difficoltà sono sempre tante, per tutti…

“Il calcio è cambiato radicalmente negli ultimi anni. Io ho vissuto una pagina professionale indimenticabile a Pianura. Ecco, sotto l’aspetto umano e della correttezza nei rapporti, la famiglia Cafasso ha lasciato un vuoto enorme in questo mondo. Per lavorare a Pianura, bisognava essere solo meritevoli di farlo. Non c’erano altre scorciatoie. Oggi tutto questo è sfumato. E sono emersi avventurieri, presidenti che passano da una città all’altra con una estrema disinvoltura, personaggi ambigui. Tuttavia la meritocrazia non esiste in nessun tessuto sociale. Servono i rapporti, quelli buoni. Ma così non andremo da nessuna parte, sia nel calcio sia negli altri settori della vita. E così facendo ai nostri figli lasceremo un mondo privo di valori e di lealtà. Nel calcio tutti parlano di progetti e di programmazione. Ma, in definitiva, esiste un giudice inappellabile che è il campo. In un ufficio pubblico, o in una qualsiasi azienda, se un impiegato è svogliato, il capo del personale può smistarlo altrove e, se necessario, “nasconderlo”. Nel calcio questo non è possibile, perché il nostro lavoro è valutato e giudicato da tutti: pubblico, addetti ai lavori, società, stampa. E lo stesso discorso vale anche per i calciatori. Non si sfugge ai giudizi altrui, specie in quest’epoca di esplosione totale dei social network. Oggi in molti manca proprio la dignità di far un passo indietro, sapendo di non avere grosse competenze. E ognuno, pur di avere visibilità in questo mondo, vuole ergersi a proprietario, direttore, procuratore, commentatore. C’è chi svolge totalmente altri mestieri e va sui campi a sentenziare l’operato di un tecnico. L’Italia è del resto il Paese in cui tutti sanno fare il mestiere degli altri. E pure meglio di loro”.

 

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Giornalista pubblicista e' uno dei fondatori di Footballweb

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