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servizio di Vincenzo Capretto © riproduzione riservata
Da stamattina c’è solo una domanda che gira nella testa dei tifosi del Napoli, conviene davvero cambiare allenatore? Ovviamente tutto nasce dalla vittoria roboante di ieri del Napoli contro la Lazio. La risposta forse è giusta rimandarla a fine campionato.
Nonostante la vittoria abbastanza convincete di ieri, non ci sentiamo di esporci sulla qualificazione azzurra alla prossima Champions. Il motivo? Semplice, gli azzurri hanno avuto troppi alti e bassi e perso punti importanti proprio contro le squadre di media classifica. I black out sono sempre pronti ad arrivare quando meno te lo aspetti, anche ieri in pochi minuti, i partenopei hanno rischiato di vanificare la buona prestazione.
Gli va dato atto a Mister Gattuso di aver creato un gruppo compatto e coeso. La vittoria di ieri nasce da un rigore che ancora oggi faceva discutere. La gamba alta di Milinkovic Savic che colpisce la testa del malcapitato Manolas. In tanti sottolineano che il serbo prende prima la palla, un dato oggettivo, ma poi colpisce l’uomo impedendolo di fatto di raggiungere eventualmente la palla. E soprattutto è gesto altamente incauto. Probabilmente se non l’avesse concesso, saremmo comunque qui a parlare del perché.
Abbiamo detto buon Napoli e non ottimo a differenza di qualche giornale più acclamato, questo perché il Napoli comunque ha concesso tanto, con un centrocampo spesso in affanno e la difesa non sempre impeccabile. Attacco resta la miglior arma azzurra con Insigne sugli scudi, anche se per onor di cronaca l’aiuto più grande arriva da chi meno te l’aspetti, dall’ex di turno Pepe Reina. Sembrava ancora un tesserato azzurro.
Il Napoli non deve far corsa con nessuno se non con sè stesso, visti ancora gli scontri diretti tra le prime sei, gli uomini di Gattuso devono solo pensare a vincerle tutte o quasi.
Rimpianti per qualcosa in più? Forse, ma non vanno giustificati con le assenze avute durante la stagione, non è sintomo di crescita e mentalità da grande squadra. Gli errori vanno ricercati in alcune scelte dell’allenatore e in alcuni atteggiamenti societari discutibili.
Non c’è tempo per rifiatare: una corsa Champions emozionante, affascinante, eccitante, altro che Superlega. Lo spettacolo è la Serie A.
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