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Poiché nei giorni scorsi è stato deciso che la partita Martina Franca – Casertana, in programma in una domenica di fine marzo ma rinviata a metà aprile, non si potesse e/o dovesse giocare, in preda allo sconforto di un pomeriggio senza calcio, non c’era nemmeno la serie A, ho deciso di prendere carta e penne e fare due conti. Anche perché, come al solito, non si sa poi tanto bene da chi, e neanche perché, questa partita non si sia potuta espletare, visto che qualcuno dalla prefettura di Taranto ha fatto sapere che poi alla fin fine non sarebbe stata un’impresa impossibile giocare in pieno pomeriggio e con l’ora solare, nonostante il problema a uno dei pali dell’impianto luminoso dello stadio della cittadina salentina. Eccesso di zelo? Forse. Solito papocchio all’italiana? Probabile visto che si parla di calcio, e che calcio, in una Lega Pro che di “pro” seguita ad avere ben poco. Ma vi parlavo dei conti. Tranquilli non darò dei numeri nel senso che sto per lasciare il mondo della ragione per quello della follia, né che vi farò vincere un ambo sulla ruota di Napoli (ce li avessi… me li giocherei personalmente, no?). I conti di cui parlo sono quelli di un bilancio stagionale delle gare finora giocate dalla Casertana e quelli di possibili scenari da qui al 10 maggio (e speriamo oltre). Partiamo con la classifica alla mano. Ricordiamo che dai tre gironi di Lega Pro saliranno automaticamente in B le prime; le seconde, le terze e le due migliori quarte accederanno ai play-off con quarti a gara unica in casa della meglio piazzata e con semifinali e finale in gara doppia. Nel girone C Salernitana (70 pti.) e Benevento (69 pti.) giocano un campionato a parte; Matera (57 pti.), Juve Stabia (57 pti.), Casertana (56 pti.), Lecce (54 pti.) e Foggia (51 pti.) si giocano i due posti rimanenti per i play-off. La Casertana affronterà, nell’ordine, Melfi (in casa), Foggia (in trasferta), il recupero col Martina, poi il Catanzaro (in casa), la Vigor Lamezia (fuori), il Savoia (in casa) e la Salernitana all’Arechi all’ultima giornata. A prima vista un calendario non certo facilissimo. Ma nemmeno impossibile. Ad oggi si da anche per scontato il fatto che le due quarte escano dai gironi A e C visto che nel girone B la quarta squadra, attualmente L’Aquila, ha accumulato 51 punti, sei in meno rispetto alla coppia Matera-Juve Stabia e ben otto in meno dell’Alessandria, quarta nel raggruppamento settentrionale. Siamo a fine stagione e quindi è ovvio fare tabelle del tipo “qui ci accontentiamo pure del pareggio, qua bisogna fare i 3 punti etc.”. I 56 punti della Casertana sono un bel bottino, non c’è dubbio. Ma altri numeri lasciano un po’ di amaro in bocca, nonostante la stagione super dei rossoblù che, lo voglio ricordare fino allo sfinimento, tornavano in terza serie dopo più di venti anni di dilettantismo. Ebbene è un colpo al cuore (per non dire alle parti basse) constatare che la Casertana contro Reggina, Aversa Normanna e Ischia Isolaverde, ovvero le ultime tre della classe, ha raccolto solo 8 punti sui 18 disponibili frutto di 5 pareggi e una sola vittoria (al “Pinto” contro gli Ischitani). Insomma in un mondo perfetto, nel mondo delle idee di Platone, la Casertana avrebbe dieci punti in più con una gara da recuperare; tradotto: starebbe lottando con Salernitana e Benevento per la promozione diretta. Ma si sa, come direbbe Platone, noi non siamo che la copia imperfetta delle “idee perfette” del mondo superiore. Punti da rimpiangere con lacrime amare? O da guardare con il sollievo e la frenesia di gare più importanti da preparare? Non ci è dato saperlo. Di certo questa stagione deve rappresentare per la Casertana il trampolino di lancio verso un ritorno nel calcio che conta, verso un miglioramento già apportato in società da patron Lombardi che ha ridato, col suo lavoro e la sua passione, dignità calcistica e, perché no?, anche sociale ad una città colpevolmente ai margini di una regione ancor più colpevolmente ai margini della nazione. Ora la parola, e la palla, passa agli attori di questo teatro: alla società che deve porsi obiettivi sempre maggiori, al mister, ai calciatori, le star dello spettacolo, ai tifosi che possono e devono riempire lo stadio (sennò poi Lotito ci fa fare la fine del Carpi, del Frosinone e del Latina) e soprattutto alle istituzioni cittadine. Sarà che la gente, gli ultras no, loro c’erano anche sui polverosi campi dell’Eccellenza, non va allo stadio perché forse è la personificazione della fatiscenza? Comunque. Si vedrà. Ad Majora semper, dicevano gli antichi Romani.
Vincenzo di Siena
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