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Servizio di Luca Bosio @riproduzione riservata
Con il permesso di Boban, Ilaria D’Amico e Massimo Mauro, il Napoli e i napoletani possono festeggiare, al termine del girone d’andata, il primo posto solitario e il simbolico titolo di “Campione d’inverno”. Per carità, i partenopei non hanno vinto ancora nulla, e la squadra detentrice del Tricolore, l’odiata Juventus, è a soli due punti. Anche Inter e Fiorentina ci proveranno fino alla fine. I giochi sono aperti. Ciò non significa che l’ambiente azzurro non debba provare legittima soddisfazione per quanto il gruppo è riuscito a fare fino alla roboante prova di Frosinone. Cinque gol, dominio assoluto, e un chiaro messaggio alle inseguitrici. Il Napoli c’è e ha fame di vittoria. E le componenti ci sono tutte per arrivare primi. Analizziamole nel dettaglio. Maurizio Sarri, il condottiero toscano. È arrivato in punta di piedi, predicando calma e senza fare proclami. Ha cercato di importare da Empoli la sua idea di gioco con il relativo modulo: 4-3-1-2, con Insigne alle spalle di Higuaìn e Callejon. Si è ben presto reso conto, risultati alla mano, che quella disposizione non riusciva a esaltare le caratteristiche dei suoi uomini. A quel punto, ha sistemato lo scugnizzo di Frattamaggiore e l’ex prodotto della “cantera” del Real nella parte di campo a loro più congeniale: la fascia. E i risultati sono arrivati subito. Il primo ha confezionato 6 assist decisivi e siglato 8 reti, tutte di pregevole fattura. Il secondo non si è ancora sbloccato in campionato (in Europa League invece sì), ma ha sfoderato prestazioni di grande sostanza e intelligenza tattica. Infatti Sarri lo ha sempre schierato titolare e sostituito di rado. Perché Callejòn ha corso su e giù per tutta la fascia: ha fatto non solo l’attaccante, ma anche il centrocampista e il terzino. Insostituibile. Ecco perché Maurizio Sarri è stato un rivoluzionario della semplicità: ha capito di dover adattare la sua idea di gioco alle caratteristiche della rosa che la società gli aveva messo a disposizione, non il contrario. Ha preso il meglio della gestione Benitez, cioè gli schemi d’attacco, e li ha uniti a un quadro tattico più corto e attento alla fase difensiva. Il Napoli gioca in quaranta metri, con passaggi corti e calciatori che si aiutano l’uno con l’altro. Del nuovo assetto ne hanno beneficiato tutti, soprattutto calciatori che con Benitez hanno corso il serio rischio di finire nel dimenticatoio o di veder svalutato il valore del loro cartellino. Partiamo dal reparto arretrato. Kalidou Koulibaly sembrava un difensore discreto e nulla più, un gigante che alternava buoni interventi a errori grossolani, spesso pagati a caro prezzo. Nella prima parte della stagione in corso, Koulibaly è stato il perno della difesa. Le pagelle degli organi di stampa gli hanno sempre assegnato voti tra il 7 e il 7,5. Il mister ha pure aggiunto che “se imparasse a fare altre due o tre cose, sarebbe da Barcellona”. Nel frattempo, speriamo resti a Napoli il più a lungo possibile. Un altro che non sapeva proprio difendere era Ghoulam. Sarri gli sta insegnando il mestiere, e in verità il ragazzo ha risposto e si sta impegnando. Se poi sbaglia qualche cross di troppo, il buon Maurizio non può farci proprio nulla. Servirebbe un trapianto di piede. Passiamo al centrocampo. Jorginho, l’aspirante regista. Nel centrocampo a due di Benitez faceva una fatica tremenda. Sempre in affanno, spesso impreciso nelle giocate e pure falloso. Adesso “studia” da Pirlo e Verratti, maestri del ruolo. Sempre padrone della mediana, con un altissima percentuale di passaggi riusciti e verticalizzazioni. Un giocatore pienamente recuperato. E veniamo al capitano Marek Hamsik. È da almeno tre anni che non si vedeva lo slovacco così coinvolto nella manovra, così bravo a passare dalla fase di interdizione a quella di costruzione e finalizzazione. Forse la trasformazione è dovuta al fatto che pure lui è tornato alle origini, alla posizione che ha ricoperto nel Brescia e nel Napoli di Reja: la mezz’ala sinistra. In attacco, a parte l’esplosione di Insigne, che ha cominciato per sua fortuna e per quella del Napoli a vedere la porta, c’è poco da dire su Gonzalo Higuaìn. Basta guardarlo in azione. È il top player di questo Napoli, perfettamente assistito dal leader in porta e di spogliatoio, Pepe Reina. In panchina siedono rincalzi di qualità, anzi, guai a definirli così. Manolo Gabbiadini e Dries Mertens che tengono compagnia a Sarri sono un lusso. L’oro di Napoli in banca. Ma si può fare qualcosa in più, e può farlo solo il presidente. Nessuna follia: due rinforzi di qualità, un difensore e un centrocampista, per puntare allo Scudetto. Lo Scudetto.
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