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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata
Questa volta saremo seri. Ce lo impone anche la nostra, oramai veneranda età. Scherzavamo. Ci avete creduto ? Altro giro, ed altra corsa. Il treno dei ricordi si ferma a Fidenza in provincia di Parma. L’amarcord targato “Ultrà” è riuscito, ancora una volta, a scovare un altro grande calciatore che ha indossato la mitica maglia bianco verde. Oramai abbiamo perso il conto ma lo abbiamo promesso. Uno alla volta li intervisteremo tutti. Un solo anno, quello della stagione 1981-82. Ventinove presenze, una sola gara, saltata per squalifica. Poi ha preso il volo, Fiorentina ed Udinese, nella stessa squadra che fu di Zico. ll nostro signor Rossi non è uno qualunque. Giocatore dal fisico possente era dotato di un discreto tocco di palla. Sapeva difendere e nello stesso tempo amava fluidificare, vi garantiamo che non è una parola sconcia, tanto che spesso lo si trovava nell’area avversaria. Era il calcio degli anni ottanta, quello vero. Quello dei sacrifici e del sudore, delle soddisfazioni ma soprattutto il calcio degli uomini veri. Come ci dirà lo stesso Federico, ai suoi tempi c’era un codice d’onore. Calci e spintoni ma a fine partita tutti amici più di prima. Di chi parliamo? Non lo avete ancora capito? Il contatto è avvenuto è Federico Rossi, classe 1957, è l’ultimo, in ordine di tempo, a far parte della famiglia dei ricordi. Il nostro interlocutore ci pone subito a nostro agio, saltiamo i convenevoli. Ci diamo subito del tu e con un pizzico di nostalgia, misto ad una considerevole quantità di emozione, ci buttiamo a capofitto nel rinvangare il passato. “Un calcio d’altri tempi ma vero. Oggi i calciatori manco li tocchi che stramazzano al suolo come colpiti da una fucilata. Attori nati. Quando scendevamo in campo si lottava su ogni pallone ed i calci ed i falli facevano parte del gioco ma non si trascendeva come adesso. C’era un codice non scritto di lealtà sportiva. Meno prestanza fisica ma molta qualità. Ho giocato con Zico, Platini, Bettega, Pulici, Graziani, Conti, Falcao e tanti altri. Campioni dentro e fuori dal campo”. Federico parlaci della tua esperienza ad Avellino, dei tuoi ricordi e del presidente Sibilia. “La prima volta che ho visto il commendatore Sibilia è stato a Napoli, esattamente all’aeroporto. Venivo da Pisa ed ero stato ceduto all’Avellino. Ad aspettarmi c’era proprio il presidente in persona. Caricai i bagagli ed assieme a mia moglie partimmo alla volta di Avellino. Fu una esperienza unica. Ho vissuto un anno stupendo, il primo della mia carriera da calciatore in massima serie. Un ambiente unico, un tifo a dir poco eccezionale. Quella stagione ci salvammo con largo anticipo, con ben sette giornate prima del termine della stagione. Una squadra ben assortita con calciatori straordinari. In gran parte venivamo dalla cadetteria ed Avellino era la squadra giusta per poterti mettere in mostra. Giocavamo a zona, quella vera. Ricordo che in difesa giocavamo io a destra e Danilo Ferrari a sinistra mentre al centro Di Somma e Favero. Un centrocampo con Pepo Tagliaferri, Giovannelli, Piga e Piangerelli e l’attacco con Juary e Vignola. Che gran giocatore che era Pepo. Uno che aveva dei piedi straordinari. Ho giocato con lui anche ad Udine. Ho tanti ricordi, Salvatore Di Somma era il nostro capitano ma anche il più navigato di tutti. Uno che si faceva sempre rispettare in campo. Ad Avellino vi è nato il mio primo figlio, da voi ho trascorso una parte della mia vita che ricorderò sempre con piacere”. Sibilia era un vero intenditore, sei d’accordo ? “Assolutamente si. Lo sai che quando facemmo un torneo a Ferrara l’unico presidente di massima serie ad assistere a quella gara fu Sibilia ? Sarà un caso, forse lo aveva già deciso, però da allora che iniziarono i colloqui con il mio presidente per poi trasferirmi in Irpinia”. La Legge del Partenio ? “Tutto vero. Da noi lo stadio era sempre pieno e gli avversari ci temevano solo a guardare i tifosi sugli spalti che ci davano una grossa mano quando eravamo in difficoltà. Il calore che c’è al Sud è unico. Ricordo che in quell’anno facevi anche fatica a pagare un caffè al bar, c’era sempre chi faceva prima di te ed a volte un po’ mi imbarazzava questa cosa, poi ho capito che era un modo per dimostrarti che ti volevano bene”. Da avversario sei tornato sia con la Fiorentina che con l’Udinese, come ti hanno accolto ? “Come vuoi che mi accogliessero. I tifosi non dimenticano. Ricordo che in campo Di Somma mi fermò alla sua maniera. Feci una discesa e quasi arrivavo sotto porta. Mi ritrovai le mani al collo del mio ex capitano che poi, prontamente mi abbracciò affettuosamente. Alzai il capo vero i tifosi che incominciarono a ridere”. Sei in attesa di sistemazione assieme a Brini, novità ? Non ancora. Il calcio è strano. Sei non fai parte di un sistema non alleni. Noi non ci scoraggiamo ed aspettiamo una chiamata”. L’anno scorso avete fatto un miracolo con il Pergocrema, sfiorando anche i play off. “Non c’era un becco di un quattrino eppure abbiamo fatto il nostro dovere, sino in fondo”. Segui le vicende dell’Avellino ? “Come no. A parte che la Lega Pro è la categoria che più ci interessa ma come potrei non informarmi sull’Avellino ? Lo sai che ci giocano due dei miei ragazzi ? Fabbro e Angiulli”. Un motivo in più per darci un tuo parere sui due calciatori non trovi ? “Fabbro è uno da Avellino. Ama le piazze caldi. Un buon giocatore senza dubbio alcuno. Angiulli è un ragazzo da grandi prestazioni, ha dinamismo da vendere ma deve trovare il giusto equilibrio. Se sta bene è un grandissimo giocatore, un mancino vero e poi è del 92’ un giovane che promette bene”. Cinquantotto minuti al telefono. A casa Rossi abbiamo monopolizzato la linea telefonica. Abbiamo parlato di tutto. Dal famoso tiro di Pulici, Paolino attaccante del Torino, alla parata di Pulici, Felice il portiere della Lazio. Da Criscimanni a Cattaneo, da Tacconi a D’Amico passando per Fanna e Muraro. “Carlo lo marcavo durante una gara e mi fece gol”. Non avremmo mai smesso. Che ricordi. Non ci resta che scrivere l’ultimo rigo e consegnare anche questa intervista agli annali. Altro giro, altra corsa. Il treno dei ricordi prende la strada per raggiungere l’ennesimo campione bianco verde. Dove si fermerà ? Pazientate solo qualche settimane e lo saprete.

Giornalista sportivo, iscritto all’albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.
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