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Intervista di Michele Pisani @riproduzione riservata
Altro giro, altra corsa. Abbiamo perso il conto. Da circa sei, di buona lena, ci siamo messi alla ricerca di tutti i calciatori che hanno indossato la mitica maglia biancoverde. Uno dopo l’altro. Senza sosta. Rieccoci con l’amarcord, quello vero. Il magnifico DiRettore ci deve un mucchio di soldi, presto partirà l’azione di recupero. Non risponde al telefono, cattivo segno. bando alle ciance, parliamo di calcio. In un momento in cui i tifosi sognano un ritorno in massima serie, raccontarvi di una storica promozione potrebbe portare bene. Questa volta tocca a Domenico De Simone, classe 1975, nato a Napoli, un centrocampista dai piedi buoni. Ha indossato le maglie di Ischia, Castel Di Sangro, Benevento, Cesena, Chieti, Catanzaro, Verona, Pisa, Luchese, Bassano, Potenza e Giulianova. Sessantanove presenze ed una sola rete in cadetteria. Ha vinto ben cinque campionati, uno con l’Avellino nell’anno della promozione diretta. Allenatore Vullo, correva l’anno 2002-2003. Tutti ricorderete la felice cavalcata culminata con la vittoria a Pescara. Abbiamo chiesto a mister Casale di parlarci di Domenico De Simone, il tecnico cervinarese lo lanciò, tanti anni orsono, nelle fila dell’Ischia. Raggiunto Telefonicamente, prima di andare in onda, nelle vesti di brillante opinionista, nella sua nuova avventura nella trasmissione di Ivan Zazzaroni. Ciao mister hai un minuto ? “Per te sempre”. Volevo parlarti di un ex calciatore dell’Avellino che tu lanciasti ad Ischia.
“Nemmeno un attimo di esitazione. “De Simone ?”. Esatto. Mi dici qualcosa di lui? “Quell’anno prendemmo un nutrito gruppo di calciatori del Napoli primavera. Mimmo lo ricordo bene, era un atleta di talento, se volessimo paragonarlo ai tempi d’oggi direi una via di mezzo tra Inler e Lopez. Il primo come lui ha un bel lancio, Lopez ha la stessa aggressività di De Simone, bravi entrambi a recuperare palloni. Un calciatore completo. Credo che meritasse di giocare in massima serie”. Caro Mimmo abbiamo rintracciato il tuo primo mister. “Ah, mister Casale ? Michele devi sapere che fu lui a scegliermi quando ero nel Napoli e mi fece esordire in serie C. Giocai solo tre gare, venivo da un infortunio, poi mi feci male anche alla spalla. Casale è stato un ottimo maestro, uno che era avanti nei metodi e nel modo di farti allenare”. De Simone, da buon napoletano, un pregio e non di certo un difetto, è davvero simpatico. Molto disponibile, gli piace scherzare. “Allora l’intervista come la facciamo ? In italiano o se vuoi anche in napoletano. Come preferisci. Antonio (Addetto stampa del Modena, solofrano doc e grande tifoso dell’Avellino) mi ha detto che è per Ultrà Avellino. Non posso dire di no, un giornale che leggevo ai tempi della mia esperienza in Irpina. Devi sapere che custodisco, gelosamente, alcune copie”. Partiamo dall’inizio, giocavi nel Chieti, poi cosa successe ? “Venimmo al Partenio e perdemmo per uno a zero. La sera mi chiamò Peppe Santoro e mi disse che l’Avellino voleva sia me che Biancolino. Dovevamo sostituire Die e Pellicori e non era di certo facile. Accettai con entusiasmo, Avellino è una grande piazza ed il pubblico è eccezionale. Debbo dire che all’inizio non fu facile. Incontrai qualche difficoltà nel senso che notai una certa diffidenza ma poi tutto andò per il verso giusto”. Alla fine hai avuto ragione, hai partecipato alla vittoria del campionato. “Ricordo che il Chieti propose Biancolino per settecentomila euro, il presidente Casillo mise nella trattativa anche me, in caso contrario non se ne sarebbe fatto nulla. La mia ex squadra accettò ed a Febbraio venimmo io e Raffaele ad Avellino. Fu la mia fortuna, quel trasferimento diede uno scossone alla mia carriera. Lo rifarei altre mille volte. Senza alcun indugio”. Hai vinto cinque campionati, però quello con l’Avellino ha un altro sapore, dico bene ? “Certo. Fu una grande cavalcata, culminata con la vittoria di Pescara. Gli adriatici avevano un ottimo complesso, secondo a nessuno e per questo che ne vado orgoglio, oltremodo, perchè riuscimmo a vincerlo direttamente senza passare attraverso i play-off”. Ricordi quante gare hai giocato ? “Certo. Undici in C e sette l’anno dopo in cadetteria”. Quale è stata la tua migliore prestazione in biancoverde ? “Almeno due su tutte ed entrambe lontano dal Partenio. La prima a San Benedetto, vincemmo per uno a zero con un mio assist per Biancolino e quella di Pescara dove fummo perfetti”. I Tuoi amici di sempre ? “Morfù e Vastola. Stavamo sempre assieme. Anche Biancolino e Cinelli. Quest’ultimo è stato il mio compagno di reparto, un giocatore dalle immense qualità che stimo tutt’ora”. In B con Zeman. “Si. Ricordo che il mister mi fece giocare dopo nove gare viste dalla panchina. Feci l’esordio contro l’Ascoli e fui tra i migliori in campo tanto che il boemo disse che aveva trovato il centrocampista che cercava, poi…” Cosa successe? “Feci un clamoroso errore contro il Bari, sbagliai un passaggio, prese la palla Valdes che fece gol e loro vinsero la partita. Volevo morire, una ingenuità imperdonabile che mi costò parecchio”. Sono passati tanti anni, adesso sei nel Modena, alleni da due anni le giovanili. Pensi, qualche volta, ai Lupi ? “Come no, non potrei mai dimenticare il loro calore anche se…”. Dai, dimmi tutto. Sono il tuo confessore. “Mi è capitato spesso di giocare da ex ma a stento mi hanno riconosciuto”. Ti è dispiaciuto ? “Si, lo confesso. Tengo molto alla tifoseria irpina, un pubblico che non lo metto a confronto con nessuno. Spero proprio che non si siano dimenticati di me”. Hai parlato di grande pubblico, in che senso ? “Avellino è una piazza tra le migliori d’Italia e credo che il merito sia in gran parte di un pubblico che ti sostiene in qualsiasi occasione. Ho visto la partita contro il Livorno, sembrava di essere al Partenio. Una squadra forte in ogni reparto che può davvero coronare il sogno di tutti i tifosi ed io me lo auguro di tutto cuore”. Domenico De Simone è uno che parla in faccia, senza peli sulla lingua. Dice quello che pensa e non si nasconde dietro ad un dito. Una gradita sorpresa. Grazie Mimmo, Avellino non dimentica, adesso ancora di più dopo questa intervista. Avanti un altro, altro giro altra corsa. Partiamo nella ricerca dell’ennesimo ex, senza sosta. Prima di chiudere un messaggio per il magnifico DiRettore. Ricordati che prima o poi ti acchiappo e saranno dolori per te, poi, giusto per chiudere: “Caro Marco ma a ro vo’ i’ co sto giornale senza l’amarcord”.

Giornalista sportivo, iscritto all’albo dopo una lunghissima gavetta. Una passione malcelata per la Formula Uno.
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