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Servizio di Stefano Sica @riproduzione riservata
Una vittoria sfumata sul più bello quando i giochi sembravano fatti, col Catanzaro quasi annichilito e privo di quella freschezza necessaria per salvare il salvabile. La Paganese non riesce a calare il poker di successi in trasferta e si fa beffare dai calabresi al Ceravolo in pieno recupero (1-1): decisivo l’autogol di Meroni, sfortunato nel deviare nella propria rete un tentativo di rinvio di Picone su conclusione quasi innocua di Anastasi. E pensare che gli azzurrostellati avevano sciupato nella ripresa tutto ciò che c’era da dissipare, cogliendo un palo con Bensaja e non concretizzando una serie di ripartenze gustose che hanno chiamato alla finalizzazione Talamo, Baccolo e Cesaretti. Più equilibrato il primo tempo, con entrambe le squadre che si sono fronteggiate ad armi pari chiamando a qualche buon intervento i due portieri (Nordi e Gomis). Nel mezzo, il vantaggio azzurrostellato costruito sull’asse Cesaretti-Talamo. Meno lucidi i giallorossi dopo l’intervallo, sia nella costruzione del gioco sia nella produzione di vere occasioni da rete. La squadra di Dionigi, nel tentativo di recuperare lo svantaggio, ha prestato spesso il fianco ai break ospiti non riuscendo neanche a mantenere ordine e compattezza tra le linee.
Ma è da quando Ngamba ha rilevato Maiorano (col solito avanzamento di Scarpa), dopo un quarto d’ora della ripresa, che la Paganese si è eratta a protagonista assoluta della gara accendendo la miccia di contropiedi fulminanti che hanno creato una serie impressionante di palle-gol. Il Catanzaro non ha tirato praticamente mai in porta, mantenendo un possesso sterile e provando solo a creare qualche mischia infruttuosa. Dal canto suo, Favo ha puntato verso la fine del match su un centrocampo più muscolare (richiamando Bensaja per far spazio a Bernardini) e su un attaccante (Regolanti, entrato al posto di Talamo) in grado di tenere palla per non costringere i compagni a restare eccessivamente bassi.
Al 92′, poi la beffa, inaspettata e immeritata. E ispirata da Zanini, bravo nel pescare con la bussola Anastasi la cui conclusione, debole e fuori misura, ha trovato il rinvio di prima intenzione di Picone e quindi, del tutto casualmente, le gambe di Meroni. Una carambola maligna finita alle spalle di Gomis e che ha salvato il Catanzaro da una sconfitta pressoché certa, privando la Paganese di due punti sacrosanti e costruiti sul campo. Tanto grasso che cola per i calabresi, e tantissimo da recriminare per gli azzurrostellati, che devono sicuramente prendersela con la cattiva sorte, ma anche con la propria imprecisione e le proprie ingenuità strutturali. Animi caldi al fischio finale, con i giocatori delle due squadre che non se le sono mandate a dire. E con Gomis spintonato vistosamente alle spalle da un atleta giallorosso. Tensione alle stelle per qualche minuto, poi tutto è tornato alla normalità. Resta, comunque, la sensazione di una squadra in netta crescita dal punto di vista tattico e mentale, finalmente più spavalda e lontanissima dall’apnea psicologica di un tempo. I risultati recenti ne sono la diretta conseguenza. Gli azzurrostellati sono più tranquilli e consapevoli non soltanto delle proprie forze, ma anche di un background che li ha visti comunque rimediare più di una volta agli svantaggi maturati sul campo. Analisi e spiegazioni che hanno contribuito ad ammorbidire l’ansia da risultato ed a generare la sensazione collettiva che questo gruppo può trovare la via del gol quando vuole. Bastava solo migliorare la fase difensiva, che tuttavia non poteva non scaturire dal sacrificio di tutti. I progressi, in questo aspetto, si stanno vedendo limpidamente. Perché al netto di qualche disimpegno ballerino (troppa precipitazione anche in occasione del pari giallorosso), il quartetto difensivo ha retto tutto sommato bene, mostrandosi sempre attento, concentrato e finalmente più vicino a quei sincronismi che di regola alimentano la solidità di una retroguardia. Top di giornata Talamo e Cesaretti, i gemelli del gol azzurrostellati. Sempre proficua l’intesa tra i due assi di Favo, entrambi ispirati e tirati a lucido. Quasi inafferrabili. Encomiabile come sempre la prova di Scarpa, più che sufficiente quella di Baccolo (anche se pesa l’errore sottoporta nella ripresa).
Ecco, sulla scorta di quanto visto al Ceravolo, hanno destato un po’ di sconcerto le dichiarazioni del trainer del Catanzaro, Davide Dionigi. Dopo aver espresso già nel pre partita giudizi poco lusinghieri sull’impostazione di gioco della Paganese, il trainer giallorosso ha calcato la mano nel post gara parlando di pareggio meritato e di assenza di trame di gioco ospiti. Un modo forse per dirottare l’attenzione generale dalla gara non spumeggiante dei suoi, sottolineata in sala stampa anche dai colleghi calabresi. “Loro prendevano palla verticalizzando subito per Cesaretti. E non manovravano. Ma non voglio denigrare ciò che ha fatto la Paganese, io parlo solo di idee di gioco. Potrei mettermi dietro e ripartire quando possibile. E magari voi mi avreste detto che non gioco al calcio. Ma non è la mentalità della mia squadra. Semmai è la loro”, queste le argomentazioni di Dionigi. Un tentativo di accendere il fuoco con legna bagnata, quello dell’ex attaccante del Napoli. Sì perché, al di là di ogni contorsione verbale, è un sofisma assai opinabile quello secondo cui si sarebbe prodotto bel gioco mantenendo solo un buon possesso palla ma tirando pochissimo in porta. Due concetti parecchio incompatibili. Il Catanzaro, al di là di un chiaro predominio territoriale (generoso, per carità), ha concluso appena due volte verso Gomis in più di 90 minuti. Ed è stato per merito dell’unico uomo imprevedibile dei giallorossi, Zanini. Peraltro, non sempre la manovra del Catanzaro si è fatta apprezzare per ordine e fluidità, come magari era accaduto in alcune fasi del primo tempo. La Paganese, dal canto suo, ha avuto occasioni a ripetizione per chiudere i giochi. Lo ha fatto con ripartenze gustose per precisione, qualità e spettacolo. Con idee, non casualmente. Grazie, certo, anche ad una fase difensiva ragionata che ha riequilibrato l’assetto generale azzurrostellato. Una fase accorta – visti i precedenti – ma non certo catenacciara. Mai la Paganese ha vissuto momenti reali di assedio o di difficoltà. E mai il Catanzaro ha dato l’impressione di poter far male davvero. Questi i fatti. Che poco collimano con l’autoreferenzialità del tecnico emiliano. Alzi la mano chi non preferisce ammirare sul campo organizzazione e meccanismi collettivi ed effervescenti. Ma faccia altrettanto chi ha colto tutto questo nella prestazione del Catanzaro. Con buona pace di chi ha visto una partita diversa.
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