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Intervista di Michele Pisani
Altro giro, altra corsa. Oramai siamo entrati, di diritto, nel novero dei piu’ famosi amarcordisti d’Italia ( a Carnevale ogni scherza vale e ci possiamo anche prendere in giro da soli ). Una intervista ad un calciatore dello spareggio del millenovecentoquarantanove, roba per pochi fortunati come i lettori, sono tantissimi, di Ultrà Avellino. Il Magnifico DiRettore gongola e quando lo chiamiamo risponde al primo squillo. Potere del successo. Il treno dei ricordi e’ in movimento, altra tappa nel nord dello stivale. Dopo Lodi ci spostiamo verso est, direzione Treviso. Ad Aspettarci c’è Fortunato Cereso. Nato a Dicembre del millenovecentoquarantasette e’ stato un calciatore, di ruolo attaccante. Tre anni in maglia biancoverde, Dal millenovecentosessantasei al millenovecentosessantanove, trentadue reti all’attivo. Un bomber di tutto rispetto per quel periodo. Cresciuto nel Treviso a soli diciassette anni fa l’esordio in serie C con la maglia della sua citta’ poi il Milan di Nereo Rocco. “Due stagioni tra le riserve, giocavo con la De Martino, in prima squadra davanti avevo gente del calibro di Altafini, Pivatelli e Barison. Insomma giocare titolare era praticamente impossibile”. Continuiamo ricostruendo la sua carriera. “Dopo Milano andai alla Novese in serie D.
Giocai poco in quanto ero militare : in sole otto gare misi a segno sette reti, l’anno dopo un grave infortunio”. Cosa successe ? ” Era la stagione del millenovecentosessantatre, fui ceduto al Grosseto in C. In un intervento di gioco Boranga mi ruppe quattro vertebre e rimasi fuori gioco per ben sei mesi, in pratica quasi una stagione. Un peccato per la mia carriera ma nel calcio capita anche questo. Comunque giocai dodici gare e misi a segno tre reti”. Poi di nuovo in D con il Vittorio Veneto, due stagioni piene di soddisfazioni. “Infatti realizzai vetiquattro reti in due campionati, nel secondo ben diciassette. Mi misi in luce e mi cercarono alcune societa'”. E venne il giorno dell’Avellino, chi glielo comunico’ che avrebbe indossato la maglia biancoverde ? “Ci spostammo al mercato che si teneva a Firenze, mi cercarono Monza, che vinse il campionatro dopo lo spareggio con il Como ed il Cesena, entrambe in C. Scelsi Avellino per la piazza e perchè guadagnavo di piu’. Sono sincero e dico che feci anche una scelta personale e non solo per la carriera. Venne a chiedermi direttamente l’allora presidente Abate, un gran signore. Uno dei migliori che io abbia mai incontrato. Mi convinse subito”. Siamo ad Avellino, tre stagioni. Pregi e difetti di una esperienza di vita. “L’inizio e’ stato difficile, debbo essere sincero. Io non segnavo e la gente non gradiva, l’anno prima c’era stato Mujesan che aveva fatto tanto gol”. Come ha risolto ? “Una cosa strana, in quell’anno presi diciotto legni, incredibile. Una jattura. ci penso’ la moglie del vicepresidente che mi tolse il malocchio. Sara’ stato un caso ma da quel momento inizia a fare gol e ne feci anche abbastanza”. Come termino’ la stagione il suo Avellino ? “Al secondo posto dietro al Bari”. La seconda stagione lei fece otto reti, meglio no ? “Ad essere sinceri posso dire che a Novembre con l’arrivo di Ghio ho fatto tanto in termini di rifinitore. Gian Piero segno’ ben venti reti in ventinove gare, vinse il titolo capocannonieri e fu ceduto alla Lazio in serie B e con i biancocelesti approdo’ l’anno dopo in massima serie. Io, pur realizzando solo otto reti disputai una stagione positiva senza dubbio”.
Un piazzamento non eccezionale come il precedente o sbaglio ? “Il girone lo vinse la Ternana, noi facemmo peggio chiudendo all’ottavo posto dietro il Pescara con trentotto punti”. Arriviamo all’ultimo anno, quello dei diciassette gol. “Vinse il Taranto davanti ad una sorprendente Casertana, noi terminanno la stagione al decimo posto. Feci diciassette reti, un buon bottino personale”. L’anno dopo fu ceduto all’Internapoli per sostituire Giorgione Chinaglia, poi Trieste dova ha chiuso la carriera ma torniano ad Avellino, alla sua esperienza, cosa ricorda ? “Tutto, Avellino mi ha dato tanto. Una citta’ che ama il calcio, il tifo e’ eccezionale”. Chi ricorda dei suoi compagni in quei tre anni ? “Tutti. Da Ghio a Versolato, Alberti e tanti altri”. I piu’ bravi ? “Recchia, un portiere fortissimo. Bagagli mi piaceva, Cattoner era un difensore che poteva giocare in massima serie. Versolato un centrocampista capacissimo, poi c’era Pez”. Alberti ? “Un vero peperino, velocissimo. Un argentino con tante qualita'”. Tre gironi, quale le piaceva di piu’ ? “Io ho giocato sia al nord che al sud. Il piu’ facile era il primo, interessante il girone B ma quello del sud era il piu’ tecnico, c’erano squadre fortissime ma soprattutto giocatori di qualita’ che non trovavi negli altri due gironi”. Parliamo di tifo, uan leggenda o e’ verita’ che al sud i tifosi sono piu’ calorosi ? “Tutta verita’. Da voi il tifoso e’ vero, appassionato ed impagabile, al nord sono piu’ freddi. Non ci piove su questo e lo dico sinceramente: non c’è paragone”. In ultimo un pensiero per i tifosi avellinesi. “Avellino e’ una piazza senza eguali, il calcio e’ vita e si respira tutta la settimana. Mi farebbe piacere tornare, rivedere i posti che ho frequentato per tre anni. Non vi ho dimenticati”. Grazie anche a Fortunato Cesero, un altro amarcord ed un assist per Felice D’Aliasi, lui capira’. Altro giro, altra corsa. Non perdeteci di vista, potreste pentirvene.
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